Spesso mi capita di ripetere una via per comprendere meglio
chi l’ha aperta, soprattutto quando si tratta di grandi alpinisti. La Guido
Rossa alla rocca Sbarua era una via che avevo in mente da diverso tempo.
Alpinista caparbio e determinato, Guido
Rossa è stato un uomo coerente con le sue idee fino alla morte. La
determinazione che aveva caratterizzato
la sua vita doveva in qualche modo aver influenzato la sua visione
dell’alpinismo; questo era quello che andavo cercando… e in questo sono stato
accontentato.
Ripetere la Guido Rossa alla rocca Sbarua vuol dire salire dietro
la determinazione dell’uomo che l’ha aperta, tra strapiombi repulsivi e fessure
esilissime.
Ritengo che oggi come oggi abbia senso cercare di ripetere la Guido Rossa in libera, spingendo in là il più possibile il nostro limite, per cercare un ingaggio che, anche se solo lontanamente, possa farci assaporare quello dei primi salitori.
Il primo tiro si presenta subito ostico con un difficile
strapiombino, che si risolve in modo poco intuitivo, seguito da un secondo tiro
memorabile: una fessura estetica porta ad un durissimo strapiombo, solcato da un’esile
fessura, che diventa sempre più sottile e cieca mentre si sale. Il terzo tiro è
leggenda e l’uscita della via non è da meno, con uno strapiombo faticoso, seguito da
una facile ed estetica placca.
Un pezzo della storia
dell’arrampicata da ripetere.
Località: Rocca Sbarua
Altitudine: 1200 m
Esposizione: S
Sviluppo: 120 m
Difficoltà: 7b+ max (6a+ obb.)
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