venerdì 31 maggio 2013

Guido Rossa

Spesso mi capita di ripetere una via per comprendere meglio chi l’ha aperta, soprattutto quando si tratta di grandi alpinisti. La Guido Rossa alla rocca Sbarua era una via che avevo in mente da diverso tempo. Alpinista caparbio e determinato,  Guido Rossa è stato un uomo coerente con le sue idee fino alla morte. La determinazione  che aveva caratterizzato la sua vita doveva in qualche modo aver influenzato la sua visione dell’alpinismo; questo era quello che andavo cercando… e in questo sono stato accontentato. 

Ripetere la Guido Rossa alla rocca Sbarua vuol dire salire dietro la determinazione dell’uomo che l’ha aperta, tra strapiombi repulsivi e fessure esilissime.


Ritengo che oggi come oggi abbia senso cercare di ripetere la Guido Rossa in libera, spingendo in là il più possibile il nostro limite, per cercare un ingaggio che, anche se solo lontanamente, possa farci assaporare quello dei primi salitori.

La via è sicuramente bellissima, con un terzo tiro, quello della fessura, da antologia…semplicemente una tratto di matita tracciato su una lavagna di roccia.


Il primo tiro si presenta subito ostico con un difficile strapiombino, che si risolve in modo poco intuitivo, seguito da un secondo tiro memorabile: una fessura estetica porta ad un durissimo strapiombo, solcato da un’esile fessura, che diventa sempre più sottile e cieca mentre si sale. Il terzo tiro è leggenda e l’uscita della via non è da meno, con uno strapiombo faticoso, seguito da una facile ed estetica placca.

In sintesi, una linee magica, ricercata con forza e determinazione da un uomo che non accettava compromessi. 
Un pezzo della storia dell’arrampicata da ripetere.

Località: Rocca Sbarua
Altitudine: 1200 m
Esposizione: S
Sviluppo: 120 m
Difficoltà: 7b+ max (6a+ obb.)

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